lunedì 2 maggio 2016

L’esperienza Erasmus di Pierluigi studente universitario di chimica in Spagna.




Pierluigi Reveglia
Università di Alcalà de Henares
PIEDIMONTE MATESE  - Il programma Erasmus è un programma leader dell’Unione Europea che offre agli studenti universitari la possibilità di effettuare un periodo di studio all’estero. I settori dell'istruzione, della formazione, della gioventù e dello sport possono fornire un prezioso contributo per aiutare ad affrontare i cambiamenti socio-economici, ovvero le sfide chiave di cui l'Europa si sta già occupando e che la attendono nel prossimo decennio e per sostenere l'attuazione dell’Agenda politica europea per la crescita, l'occupazione, l'equità e l'inclusione sociale. Combattere i crescenti livelli di disoccupazione, specialmente tra i giovani, è diventato uno degli obiettivi più  urgenti per i governi europei.  Troppi giovani abbandonano la scuola prematuramente e corrono il rischio di rimanere disoccupati e socialmente emarginati.  Lo stesso rischio minaccia l'elevato numero di adulti poco  qualificati. Le tecnologie cambiano il modo di operare della società e occorre garantire che siano utilizzate nel  migliore dei modi. Le imprese dell'Unione europea  devono diventare più competitive attraverso il talento e l'innovazione.  Un'altra sfida è quella collegata allo sviluppo del capitale sociale fra i giovani, all'emancipazione dei giovani e alla  loro capacità di partecipare attivamente alla società, in linea con le disposizioni del trattato di Lisbona finalizzate a "incoraggiare la partecipazione dei giovani alla vita democratica dell'Europa". Questa questione può essere affrontata anche con attività di apprendimento non formale, finalizzate allo sviluppo delle capacità e delle competenze dei giovani nonché della loro cittadinanza attiva. Inoltre, esiste la necessità di offrire opportunità di formazione e cooperazione alle organizzazioni e agli operatori nel settore della gioventù, al fine di sviluppare la loro professionalità e la dimensione europea dell'animazione socioeducativa. Sistemi d’istruzione e formazione e politiche per la gioventù di successo possono contribuire ad affrontare tali sfide fornendo ai cittadini le competenze richieste dal mercato del lavoro e dall'economia, consentendo loro al tempo stesso di svolgere un ruolo attivo nella società e di raggiungere la soddisfazione personale. Durante un recente soggiorno a Madrid ho avuto il piacere di incontrare un giovane studente di Chimica, mio concittadino, che ha aderito al programma Erasmus, Pierluigi Reveglia che mi ha raccontato in una breve intervista la sua esperienza fino ad oggi ad Alcalà de Henares in Spagna. 

-       Pierluigi cosa ti ha spinto a partecipare a questa esperienza all’estero?

Ho sempre amato il viaggio e l’avventura, la possibilità di allontanarmi da quello che più mi era caro e conosciuto è sempre stata per me, una opportunità per approfondire la conoscenza di aspetti del mio carattere che altrimenti mi sarebbero rimasti oscuri. Questa visione della vita mi ha spinto più volte a lasciare il mio caro paesino montano di Piedimonte Matese, in provincia di Caserta, spingendomi verso mete internazionali. Diplomatomi con lode all’Istituto Tecnico Industriale “G. Caso” di Piedimonte decisi di iscrivermi alla facoltà di Chimica dell’Università di Napoli Federico II, materia che da sempre mi aveva affascinato perché mi permetteva di capire meglio il mondo intorno a me. Anche se i fan del concetto che “solo il Liceo da basi necessarie per affrontare l’università” non ci crederanno, io vi dico che il mio caro istituto tecnico mi ha preparato a dovere per affrontare l’università dandomi un ottimo metodo di studio, quindi gli istituti tecnici valgono e non vanno sottovalutati.

-       Quando hai preso la decisione di partire ?

A metà del mio secondo anno feci domanda per partecipare al programma Erasmus, vinsi la borsa europea e così il terzo anno lo trascorsi presso l’Università di Alcalà in Spagna. L’Università di Alcalà è situata nella omonima città, una delle migliori del paese, ha una storia secolare ed accoglie ogni anno circa 500 studenti internazionali. Inoltre, grazie ad un corpo docente attento e moderno svolge molte attività culturali e da la possibilità ai suoi studenti di esprimere le proprie capacità  artistiche, basti pensare ad esempio alla presenza di un Coro Universitario e di una Orchestra formati da alunni, professori e gente comune che allietano le più importanti cerimonie universitarie e cittadine come ad esempio l’importante consegna del premio “Miguel De Cervantes”  per la migliore opera letteraria in lingua castigliana che si svolge proprio nel Paraninfo della sede centrale dell’Università. Cosi alla fine di agosto del 2010 presi il volo solo andata da Roma-Ciampino con destinazione Madrid.


-       Raccontaci un poco come è stato il tuo primo approccio in Spagna?

Ora provate ad immaginarvi un ragazzo poco più che ventenne che si trova a passare dalla sicurezza della madre patria ad un ambiente culturalmente diverso ed internazionale, senza poi nemmeno conoscere bene la lingua del paese ospitante, ci riuscite? Bene, allora starete anche immaginando la paura, le angosce che questa scelta comportò, perché bisogna essere ultra motivati a partire per riuscire ad affrontare la sensazione di solitudine che ti accompagna per i primi tempi. Le prime due settimane, infatti, furono terribili e non vi nascondo che mi ritrovai a piangere alcune volte sentendo forte il peso di una solitudine rivelatasi poi passeggera. Grazie al corso di Spagnolo per studenti internazionali organizzato dall’ università conobbi decine di ragazzi di diverse nazionalità che si trovavano nelle mie stesse condizioni e cioè alla ricerca disperata di amicizia e con una voglia enorme di raccontarsi e di conoscere le diversità che arricchiscono la nostra magnifica cultura europea. Ricordo con piacere anche la compagnia e l’accoglienza degli spagnoli da sempre popolo solare ed aperto anche se all’inizio faticai un poco a parlare con i miei compagni di classe, ma credo che fosse semplicemente dovuto a difficoltà linguistiche. Infine, ricordo con piacere i viaggi organizzati per noi studenti Erasmus, le lunghe ed infinite notti fatte di sorrisi e balli e mai dimenticherò una frase in un pub di Barcellona che diceva “ Qui non esistono stranieri, ma solo amici che ancora non hai incontrato”. Questa è una delle frasi che guidano la mia vita e mai potrò farne a meno.

-       Cosa ha significato per te, partecipare al Programma europeo  Erasmus?

Molti pensano che in Erasmus non si studi e si faccia solo festa, questo non è vero o meglio è vero solo in parte perché poi durante gli esami eravamo studenti normali ed i docenti ci trattavano in quanto tali non regalandoci assolutamente nulla. Studiando ed impegnandomi riuscì a superare tutti i quattro gli esami che erano nel mio programma di studio tra cui due esami davvero complessi come Biochimica e Chimica Analitica. Inoltre grazie alla mia coordinatrice Erasmus Gloria Quintanilla, diventata poi una seconda mamma per me, svolsi anche un tirocinio di nove mesi nel suo laboratorio dedicandomi alla Elettrosintesi Organica. Quel tirocinio mi diede una marcia in più rispetto a chi era rimasto in Italia perché avevo guadagnato esperienza di ricerca in un laboratorio internazionale, questo mi fece acquisire sicurezza ed aumentò in me la consapevolezza che “ da grande “ avrei voluto fare il ricercatore.

-       Facendo un primo bilancio quanto pensi ti sia servita l’esperienza Erasmus?

L’esperienza Erasmus mi è ovviamente servita anche dal punto di vista professionale. Basti pensare che oltre all’inglese posso aggiungere al mio curriculum l’ottima conoscenza dello spagnolo, aumentando quindi il mio ventaglio di possibilità di scelta tanto nelle aziende quanto nella formazione universitaria: dottorati o borse di ricerca. Le lingue oggi hanno una grande valenza e tanto la mia generazione quanto quelle più giovani devono capire che ci muoviamo in un mercato del lavoro che è internazionale e molto competitivo. Ora che sono passati 5 anni sono convinto che è grazie a quell’esperienza che ho acquisito il carattere e le conoscenze che mi hanno permesso di diventare un borsista di ricerca presso l’Università di Napoli Federico II.

Qual è il tuo sogno nel cassetto e quali sono i programmi per il futuro?

Guardando al futuro mi immagino in un paese straniero, ma non per sempre, ma solo per il tempo necessario ad imparare e migliorare me stesso per poi tornare e condividere le mie capacità con la comunità perché sono convinto che, citando Spiderman (uno dei miei supereroi preferiti), “da un grande potere derivano grandi responsabilità” ed è la responsabilità che rende noi giovani migliori. Capire che le nostre capacità sono importanti e che dobbiamo mettere a frutto i doni intellettivi e pratici che abbiamo ricevuto  al fine di raggiungere il benessere è un obbligo morale a cui nessun giovane può sottrarsi.

Dopo alcuni giorni in Spagna, sono ritornato in Italia e posso dedurre quindi che esperienze come quella raccontata da Pierluigi  rappresentano  risultati incoraggianti che fanno ritenere che investire nella mobilità degli studenti possa rappresentare una buona strategia per accrescere l’occupabilità dei laureati, rimettere in moto su scala europea l’ascensore sociale e rafforzare il senso della cittadinanza europea tra le giovani generazioni.

Pietro Rossi

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